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Roma, Spinazzola: “Sentirò cosa dice il mio corpo, ma darò retta ai medici”

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Leonardo Spinazzola, terzino della Roma e della Nazionale italiana, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera parlando del suo recupero e di Mourinho. Queste le sue dichiarazioni:

Paragone tra gli infortuni? 

Peggio il ginocchio. Il legamento crociato ti fa male anche dopo. Dicono invece che il tendine d’Achille, una volta guarito, addirittura si rafforzi.

Allora è vero, Leonardo Spinazzola: lei trova sempre il modo di essere positivo. Come diceva Jovanotti: sono un ragazzo fortunato… 

Ho tutto, sono felice. Anche io passo i miei momenti tristi, ma poi guardo avanti e non mi piango addosso.

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Quel giorno era quando l’Inter si rifiutò di tesserarla, adducendo problemi fisici? 

C’è un’altra domanda?

Tornato alla Roma, però, da quel giorno è stata una locomotiva sulla fascia… 

Vede che non tutti i mali vengono per nuocere?

La pandemia ha fatto rinviare l’Euro di un anno. L’Italia avrebbe vinto nel 2020? 

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Abbiamo vinto quello che c’è stato e questo basta. Ci sentivamo forti anche un anno prima. La pandemia è stata un dramma tale che cancella ogni altro discorso. Penso alla gente che è morta, a chi ha perso i propri cari, ai ragazzi che non hanno potuto vivere appieno gli anni più belli. Da piccolo ero sempre a giocare a pallone, mia mamma voleva portarmi via dal campo dopo avermi rincorso a lungo.

Il rapporto di Mattia con il calcio? 

È impazzito durante l’Europeo. Gioca a tutte le ore, si rivede gli highlights delle partite, rifà i gol e le esultanze.

È vero che il suo idolo è Chiesa e che dice che è più forte di lei? 

Vero. Ho chiesto a Federico di mandarmi un video per Mattia. La prima cosa che mi ha detto è stata: bello, ma domani viene a casa nostra?

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L’Europeo vinto e il suo cammino di gioia e dolore sono diventati un libro. Ha ambizioni letterarie? 

Non scherziamo. È stato bravissimo Alciato a rendere sulle pagine la storia che gli ho raccontato. Dirò di più: rileggerla attraverso un punto di vista diverso che ha appassionato anche me.

Il libro si apre con una domanda, quella che si è fatto dopo l’infortunio contro il Belgio: perché proprio a me? Ha trovato la risposta? 

La trovo lavorando per tornare quello di prima. Se riesco, ancora meglio.

Nel libro si parla della colonna sonora che vi ha accompagnato: avete fatto cantare Belotti in napoletano.. 

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Quaranta giorni tra ritiro e partite senza mai un litigio. Un gruppo così non lo avevo mai visto. Non basta per vincere, ma aiuta. Aiuta molto.

Troppo tenero? Piacerà a Mourinho? Che impressione ha avuto del suo nuovo allenatore che ha già conquistato Roma e la Roma? 

Mi ha telefonato prima di Italia-Turchia e mi ha detto: te la fai sotto o sei forte? Hai paura o sei pronto? E io: sono prontissimo, mister, e non vedo l’ora di incominciare.

Adesso non vede l’ora di tornare in campo o c’è il timore di affrettare i tempi e rischiare una ricaduta? 

Mi sono fatto una mia tabella di recupero perché devo tenere la testa sempre sul pezzo. Mi aiuta. Sentirò cosa dice il mio corpo, ma è chiaro che darò retta ai medici.

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