Rassegna Stampa
Spalletti, dal Paradiso al Purgatorio: stratega in campo, ma litiga con Totti. E non solo…

ULTIME NOTIZIE ROMA SPALLETTI TOTTI – C’è una Roma con Spalletti prima e un’altra con Spalletti dopo. C’è un denominatore comune tra il primo e il secondo ciclo del tecnico toscano sulla panchina giallorossa. La qualità del gioco, la capacità di rendere competitiva una squadra che non sempre ha avuto grandi interpreti. Ma c’è anche un elemento di discontinuità tra il primo e il secondo Spalletti: si chiama Francesco Totti.
Come racconta il Corriere dello Sport, Spalletti nella Roma dell’ultimo Sensi (il presidente muore il 17 agosto del 2008, durante la sua gestione) va oltre il ruolo di allenatore. In una fase delicata per la società, che già con il presidente malato è gestita principalmente dalla figlia Rosella, Spalletti porta avanti la squadra con al suo fianco Bruno Conti, direttore tecnico e Daniele Pradè, direttore sportivo.
Dal 2005 al 2009 sono stati quattro anni ricchi di soddisfazioni, con undici vittorie di fila alla prima stagione e una serie di intuizioni tattiche che portarono la Roma a sfidare l’Inter per lo scudetto e a batterla nelle finali di Coppa Italia e di Supercoppa. Sono gli anni in cui Spalletti è aggregante, coinvolgente. Ha carisma e i giocatori subiscono il suo fascino perchè tutti riescono a dare il 110 per cento. Luciano diventa amico dei calciatori. In quel periodo capita che vada a cena con Totti, De Rossi e le rispettive signore (di allora).
Ma Spalletti si supera quando Totti si rompe la caviglia. Con la squadra in ritiro prima di una partita importante, organizza i pullmini e porta a tutti i giocatori a casa di Francesco, a letto con il tutore. Quella Roma è una famiglia. Luciano si inventa la più bella Roma degli ultimi venti anni. Valorizza le qualità realizzative di Totti, spostandolo a fare il centravanti, più vicino alla porta, con una squadra che gioca per lui con il 4-2-3-1.
Quando il Capitano resta fuori tre mesi per infortunio il centravanti lo fa Taddei. A fare il trequartista si inventa Perrotta, centrocampista molto dinamico, capace di buttarsi negli spazi per andare in porta. Una Roma splendida, che fa tanti gol anche senza un centravanti di ruolo. Ne fa le spese Vincenzo Montella, che finisce spesso in panchina. I rapporti con l’Aeroplanino non sono buoni. Per sei mesi va al Fulham, poi fa una stagione alla Samp. Quando torna c’è ancora Spalletti. Gioca con il contagocce, segna il suo ultimo gol nella sequenza dei rigori contro l’Arsenal in Champions e l’anno dopo si mette a fare l’allenatore.
Spalletti quando serve sa essere rigido e duro con i giocatori. Con Vucinic arriva quasi alle mani dopo una partita giocata con scarso impegno. Va con il dito puntato contro Dacourt al termine di una gara contro l’Inter. Esclude Panucci dalla lista Uefa per motivi disciplinari e contro l’Arsenal gioca titolare Diamoutene, arrivato a gennaio in prestito dal Lecce.
Dopo solo due partite di campionato nell’estate del 2008 Spalletti si dimette. Lui sperimenta il 4-2-4, la squadra non funziona, il rapporto con la società si è incrinato. Litiga con Pradè. Qualcuno sussurra che fosse già d’accordo con lo Zenit di San Pietroburgo.
Quando Luciano torna, a gennaio del 2016, è un’altra persona. Più distaccato con il gruppo. Subito le prime crepe con Totti. Lo accusa di essere andato a prendere personalmente con la macchina Ranieri, quasi a voler alludere che il capitano avesse favorito nel 2009 il cambio in panchina. Quella Roma arriva terza e seconda, fa il record di punti. Valorizza El Shaarawy arrivato da un periodo buio al Monaco. Esalta Perotti, con il quale però litiga in una trasferta a Crotone. Anche quella è una Roma bellissima, ma tutto finisce (male) il 28 maggio 2017, con l’addio di Francesco Totti. E di Spalletti.
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Bologna, summit di Arnautovic con la dirigenza: per Motta rimane in panchina

ULTIME NOTIZIE BOLOGNA MOTTA ARNAUTOVIC – Il summit tra Marko Arnautovic e i dirigenti del Bologna alla presenza del tecnico Thiago Motta non ha cambiato i piani dell’allenatore degli emiliani. Come riferisce Il Resto del Carlino, il tecnico non rinuncerà ai suoi principi e non farà sconti rispetto alla meritocrazia che è il nucleo intorno a cui è stato costruito il Bologna che sta lottando per tornare in Europa.
Anche contro la Salernitana dal primo minuto spetterà a Musa Barrow, che dà maggiori garanzie in allenamento e che secondo Motta si merita più il posto rispetto al centravanti austriaco.
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Spezia, Semplici: “Ai giocatori chiedo coraggio. Se si perde è colpa mia, se si vince è merito loro”

ULTIME NOTIZIE SPEZIA SEMPLICI – Leonardo Semplici, allenatore dello Spezia, ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport parlando della sua nuova esperienza. Queste le sue dichiarazioni:
“Ai calciatori chiedo di avere coraggio e di scegliere la giocata. Tanto loro lo sanno: se si perde, è colpa mia; se si vince, è merito loro. Così ho chiesto ai ragazzi di scendere in campo con il sorriso e con ottimismo. In ogni partita capita il momento in cui devi soffrire e subire, ma non bisogna mai smettere di crederci. Questa mentalità paga, l’abbiamo dimostrato contro l’Inter: dopo l’1-1 non ci siamo chiusi per difendere il punto, ma abbiamo provato a costruire ancora qualcosa e abbiamo vinto”
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Inter, le critiche a Inzaghi e lo spettro di Conte: è gelo con Marotta

ULTIME NOTIZIE INTER INZAGHI – “Negli ultimi dodici anni l’Inter ha vinto uno scudetto che gli ha procurato qualche problemino economico”. Le parole di Simone Inzaghi rilasciate nelle scorse ore suonano più come un macigno che come un semplice sassolino e l’indirizzo è Marotta, che pubblicamente lo aveva criticato per i punti persi in campionato contro le piccole.
Come riferisce Tuttosport, l’allenatore si aspettava un maggiore sostegno da parte del club, anche perché è ancora in corsa su tre fronti nonostante le difficoltà affrontate. Il tecnico non si sente protetto dalle critiche ritenute eccessive e anche se dopo il passaggio ai quarti si è vissuto un momento di “tregua”, è chiaro che anche le voci che parlano di un possibile ritorno di Conte per puntare alla vittoria del campionato che permetterebbe all’Inter di “indossare” la seconda stella, non ha aiutato a scongelare i rapporti. Il tecnico è “senza paracadute” e il momento della resa dei conti si avvicina.
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